Chi non l’ha sognato mai un lavoro online?
1. Introduzione e motivazioni
Essere autosufficienti e coprire tutti i propri bisogni senza dover commutare.
Non respirare smog, migliorare il nostro unico e reale asset che abbiamo: il tempo, o meglio il tempo utile rimasto.
Non vi sto proponendo un network marketing (perché di solito quando leggete articoli sparsi per la rete dove l’autore mette enfasi sul tempo, sotto sotto, e si scoprirà alla fine, c’è una proposta di network marketing). Io non è che ce l’ho con quelli del network marketing, auguro a tutti loro un buon lavoro. Sarebbe gradito che cambino approccio, da anni si propongono nella stessa identica maniera. Che noia, e poi non sono mai chiari, prolissi ed evitano accuratamente di non dire le cose come stanno. Con loro ho una cosa in comune: il tempo. Sono ossessionato dal tempo forse perché sto invecchiando. Il valore del tempo aumenta quando gli anni crescono.
Poi ho il FOMO, termine inventato dagli inglesi per dire letteralmente “Fear of Missing Out” cioè la “paura di essere tagliati fuori” da Wikipedia –> indica una forma di ansia sociale caratterizzata dal desiderio di rimanere continuamente in contatto con le attività che fanno le altre persone, e dalla paura di essere esclusi da un qualsiasi evento o contesto sociale. E dire che di uscire non è che ne abbia tanta voglia, conduco una vita tranquilla, quasi come un monaco e mi piace, ma ho l’ansia di perdermi qualcosa da Internet, di non essere aggiornato, un FOMO non sociale, ma un FOMO globale allora. Torniamo alle motivazioni che mi spingono a lavorare online.
Bisogna risalire all’agosto del 2017, ero così contento, ero stato assunto da una BPO (Business Process Outsourcing) e quando gli altri mi chiedevano quale? Ed io rispondevo Accenture notavo apprezzamenti di grande stima per un’azienda considerata come una delle Top Company, una delle più importanti e prestigiose per le quali lavorare qui a Metro Manila. Mi si era paventata la possibilità di lavorare fino ai 65 anni dopo la regolarizzazione che avviene dopo sei mesi. Mi ricordo come fosse ieri, il primo giorno di orientamento, in quanti eravamo, prima di essere smistati presso le varie sedi in capo ai progetti dei clienti. Una sorta di C.A.R. (centro addestramento reclute) e da lì raggiungere la propria destinazione. C’introducevano all’universo di Accenture e mi ricordo lo speaker più o meno della mia stessa età che chiese a tutti ” Qual è secondo voi la cosa peggiore che può capitare a un impiegato?” (Io venivo da un’altra piccola BPO, dalla quale mi ero licenziato per via del fumo, fumavano nell’ufficio e quando me ne ero lamentato anziché smettere fumavano di più, incredibile!). Quindi alzai la mano e con somma sicurezza risposi “Essere oggetto di bullismo“. Ma lo speaker mi disse che non era la cosa peggiore che poteva capitare ad un impiegato. Ce n’era un’altra ben peggiore: l’essere parcheggiato, dimenticato, senza un ruolo definito, un compito specifico. Ecco la cosa peggiore che poteva capitare ad un impiegato, sentirsi inutile. Li per lì non ci feci caso, ma quello speaker sembrò quel giorno aver predetto il mio immediato futuro perché così avvenne. Scoprì poi che è una pratica comune e ciò è un male per un’azienda che vende consulenza strategica ed avanzata in tutto il mondo, dispiace vedere che esistano ancora aziende elefantiadi nel 2020, che anziché essere flessibile come la ragione detta, abbia delle procedure così rigide che non permettono di allocare al meglio il proprio organico. Per tagliare la storia corta, il progetto a cui ero destinato partì in ritardo e poi il cliente improvvisamente lo ritirò cosi rimasi a fare niente per un lungo periodo di tempo. In Accenture sono ossessionati dagli “automatismi”, parlano per acronimi dando per scontato che tu li comprenda subito e per qualsiasi problema come la richiesta di una comune assistenza per il proprio computer o software ricevi innumerevoli e ridondanti email di indubbia efficacia.
Pensateci bene se per caso volete lavorare per Accenture, leggete un po di reviews e fatevi un’idea
Ho sempre lavorato per delle BPO, qui nelle Filippine, per un motivo o per un altro i lavori o meglio i progetti a cui sono legate sono temporanei e solitamente non durano più di un anno. Dopo quest’ultima esperienza, non certo tra le più positive di tutta la mia carriera lavorativa, mi sono promesso a me stesso di riuscire a lavorare online soddisfacendo i miei bisogni. A meno che non trovi una BPO che mi dia un ufficio tutto mio, con un’ottima paga, dove posso regolare l’aria condizionata alla temperatura che voglio e nel morning shift.
In conclusione, parto per questa avventura condividendo con voi gioie e dolori.
Giovanni
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